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Se c’è una tappa che proprio non può mancare durante il tuo viaggio in Senegal è una visita al Sine Saloum, il delta di questo paese dell’Africa occidentale così ricco di ritmo, fascino e storia.
Le distese di terra rossa straboccanti di baobab più tipiche del nord del territorio, vale a dire di quella fascia di Senegal che da Dakar si allunga verso Saint Louis e si avvicina maggiormente verso il confine con la Mauritania, svaniscono per lasciare spazio a un panorama completamente differente.
Davanti agli occhi si dispiegano centinaia di abitazioni dal tetto di paglia che colorano questa regione al nord del Gambia disseminata da mangrovie, baobab e da una vegetazione ben più verde che ti accarezza lo sguardo e ti accompagna verso un parco nazionale dove l’acqua salata e quella dolce si fondono in una cosa sola.
Cosa vedere nel Sine Saloum
Esistono più di 200 isole lungo il delta del Senegal e ci sono numerosi punti dove fermarsi per visitare il Sine Saloum. Io ho scelto Ndangane, un piccolo villaggio dall’atmosfera calma e rilassata perfetto per lanciarmi verso l’esplorazione di questa zona.
In questa parte di Senegal l’etnia predominante è quella Sehrer e devo ammettere di aver riscontrato un atteggiamento e un approccio mille volte più delicato e rilassato rispetto a quello dell’etnia Wolof. Non ho trovato la stessa insistenza estenuante di Dakar o Saint Louis, ma piuttosto un modo di fare aperto a chi decide di trascorrere le proprie vacanze in Senegal senza essere necessariamente trattato come una banconota ambulante.
In questa regione ho finalmente ho avuto modo di immergermi nella famosa Teranga del Senegal, ovvero quel forte senso di ospitalità, condivisione e comunità che caratterizza questa terra.
Mentre ero a spasso per il villaggio dei pescatori di Ndangane, proprio dopo aver trascorso del tempo con un gruppo di donne che mi aveva inviata a ballare con loro a suon di ritmo di mani che battono e tamburi che vibrano, il cielo si tinge di nero e nel giro di 5 minuti vengo sorpresa da un vero e proprio temporale tropicale. Ed ecco spuntare famiglie locali che si preoccupano per me, mi invitano all’interno della loro abitazione facendomi rimanere al sicuro fino a quando non smette di piovere e mi riaccompagnano sana e salva presso il mio albergo.
Perché il Senegal è anche – e soprattutto – questo: potrà non avere dei panorami mozzafiato e non essere all’altezza di altri paesi dello stesso continente, ma la magia della sua cultura e della sua gente lo rendono un luogo meraviglioso.
Il villaggio di Mar Lodj
Se decidete di visitare il Sine Saloum non potete perdere un giro a bordo delle tante piroghe colorate che vi porteranno tra mangrovie e villaggi fluttuanti, come quello di Mar Lodj, che è un’isola abitata da circa 1900 persone. Questo pezzettino di terra è l’espressione vivente del sincretismo tra la religione musulmana, cristiana e animismo.
A simboleggiare quest’unione di credi e culture ci sono tre alberi all’ingresso dell’isola le cui radici si fondono per formare un unico tronco. Qui ogni mercoledì la donna più anziana del villaggio – ben 102 candeline spente – effettua dei rituali e sacrifici davanti a questo albero per garantire la salute e la sicurezza dei suoi abitanti.
Vi ricordate quando qualche riga più su parlavo di un forte senso di comunità di questa regione? Ecco, in questi villaggi non esiste la polizia ma ogni decisione viene presa e monitorata dagli anziani. Esiste ancora la tradizione orale, tramandata di bocca in bocca. Si dice infatti che quando muore un saggio in Africa è come se fosse andata in fumo un’intera libreria.
Un’ultima curiosità: lo vedete questo djembe? Sono solo tre le persone che possono suonarlo e viene utilizzato come “telefono” del villaggio. Il suo suono inizia a vibrare nell’aria per annunciare una nuova nascita, una festa o l’arrivo di un forte vento o pioggia, così da poter avvertire tutti i residenti del villaggio.
Il suo suono viaggia per chilometri e viene sentito anche dagli abitanti delle isole vicine, che rispondono alla chiamata al ritmo di tamburo.